RIVELAZIONI:
in "Aélis", Chiara Giunta racconta la relazione fra D’Annunzio e la sua governante

 Il Vate? Tutto camera e cucina


Il Giorno, 03-06-03 di Anna Mangiarotti


MILANO - La serva più fedele, l’amante più disponibile, la compagna più devota. Quale donna può assecondare tutto il destino di un uomo? La moglie? No, la governante. Se oltretutto lei rinuncia allo stipendio, allora si capisce perché la vita del fortunato passi alla storia come "inimitabile". Gabriele D’Annunzio ebbe al suo fianco, dal 1911 fino alla misteriosa morte al Vittoriale, nel ’38, Emilie Mazoyer. Ribattezzata "Aélis", l’elica compiacente del vortice del piacere. "Aélis" è anche il titolo del romanzo (edito da Neri Pozza) che Chiara Aurora Giunta dedica al dongiovanni più sfrenato delle nostre lettere, visto dai piani meno nobili. E se il tormentone sugli amori del Vate evita al lettore l’ultima nausea da gossip, merito è proprio aver mescolato ai profumi della camera da letto gli aromi della cucina, con scrittura leggera e schietta.

Signora Giunta, perché si è dedicata a D’Annunzio che le è antipatico?

«L’antipatia risale al liceo. Sui banchi di scuola era soprattutto "quello delle porcherie", e veniva trascurato per i suoi legami con il fascismo. Mentre all’estero è considerato un grande del Novecento, l’unico italiano con Pirandello.»

Strana coppia, il poeta e la contadina borgognotta. La sua biografia la rivaluta?

«non ho scoperto una vittima. Aélis sceglie il ruolo di servizio e la passione cui resterà incatenata consapevolmente. Ai margini dell’harem, che lei stessa rifornisce, complice delle smanie e delle fantasie erotiche del suo maître, rimane l’unica mai sostituita. In comune, hanno certamente la propensione per le morbosità.»

Ci sono documenti sulla loro relazione?

«C’è al Vittoriale il diario della governante. Vietato tradurlo e pubblicarlo.»

Lei ha comunque utilizzato questa fonte, in forma abbastanza esplicita…

«In realtà, ho dovuto ripulire il linguaggio. L’originale dannunziano "afficato" è diventato "eccitato". Mentre la sodomia, l’essenziale rapporto tra i due, rimane "il farlo come i cani", nell’espressione usata dalla donna.»

Resta il mistero del seduttore inesorabile. Perché tante sono impazzite per lui?

«D’Annunzio vive ciascuna conquista come il grande amore. Riversa sull’amante tutto se stesso. Un esempio davvero inimitabile, soprattutto per la cultura del tempo, in cui l’orgasmo femminile non era affatto scontato.»

Dietro il voile della Baccara al pianoforte, l’ultima madama in carica, c’è il peso della storia. Ecco l’ultimo giallo: come morì l’inventore della marcia su Roma?

«Molti sospetti si sono intrecciati intorno al "finalmente" che Mussolini avrebbe pronunciato quando fu informato della sua fine. Io riprendo l’ipotesi dell’avvenelamento, con lo zampino dei tedeschi.»

In cucina, dunque, bisogna cercare le spiegazioni della politica. Ma perché D’Annunzio era diventato scomodo?

«Aveva preso le distanze da Berlino, conservando un grande carisma. Lui non era fascista. Semmai, Mussolini era dannunziano.»

                    
                                              
leggi il primo capitolo on-line                 oppure                 scaricalo in formato pdf