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Innamorate
Prologo
I fenicotteri ondeggiavano sulle esili, lunghe zampe. A piccoli passi esitanti, le piume rese lucide dall’acqua della piscina in cui si bagnavano, le punte di spillo degli occhi severamente puntate sul becco adunco, avanzavano in gruppetti di tre. Come le cortigiane di Versailles, facevano mostra di eleganza e bellezza. Indifferenti al popolo che si accalcava oltre l’alto cancello di Villa Invernizzi nel cuore di Milano, i magnifici uccelli seguivano percorsi lenti sui vialetti di terra battuta, tra gli alberi e i cespugli verdi di quello scrigno incantato.
Le loro lente movenze scandivano un tempo remoto, lontano anni luce dal frenetico e convulso traffico di via Cappuccini, e dalla gioiosa agitazione dei curiosi che ogni giorno, dal mattino al tramonto, si accalcavano per ammirarli. I bambini puntavano le dita curiose, sporgendosi dai passeggini, come per afferrare quei buffi uccelli, gli adulti guardavano rapiti, lo stupore dipinto sul volto. La bellezza colpiva ciascuno di loro, lasciandoli senza parole. Un brusio quieto aggiungeva magia alla scena, nessuno osava disperderne gli effetti, nutrendosi della fantasia che quegli esseri fiabeschi evocavano.
Due ragazze, tra la folla, assistevano mute alle abluzioni dei fenicotteri dentro la bassa piscina dove immergevano il becco prima di farlo scorrere sulle piume rosa dei fianchi tondi.
Le mani intrecciate, i fiati vaporosi per la condensa di una fredda mattina d’inverno, ogni tanto le giovani si scambiavano furtive occhiate complici. Condividevano, mute, l’emozione di quello spettacolo che rievocava terre lontane, orizzonti senza confini. Un mondo libero da convenzioni e divieti. D’un tratto sembró che uno dei fenicotteri avanzasse verso il punto della cancellata da cui le due spiavano quel luogo incantato, come richiamato dalla forza invisibile che emanava da quelle mani dolcemente intrecciate. Il lungo collo ricurvo volle protendersi verso di loro, sorreggendo il capo oscillante per permettere agli occhietti cerulei di fissarle.
Un sorriso illuminó i volti delle ragazze, e un cenno d’intesa guizzó tra di loro.
Sussurrarono l’una nell’orecchio dell’altra poche parole, come promesse scambiate nel loro mondo esclusivo. Il fenicottero fremette, scuotendo le piume rosa sulle punte teneramente bianche, dove erano solo piumaggio soffice.
La ragazza piú alta con pochi gesti precisi legé alla cancellata davanti a loro un nastro rosa dalle punte a coda.
«Per sempre» promise guardando negli occhi la compagna.
«Per sempre» ripeté l’altra.
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